Il boom di bocciature frutto di un modello di reclutamento fallimentare.
Grande attenzione è stata dedicata, nella relazione di apertura dell’Assemblea Nazionale CISL Scuola in corso da ieri a Trento, ai temi attualissimi del precariato e del reclutamento, in un contesto che vede profilarsi un ennesimo flop delle assunzioni, con 113.000 cattedre vacanti di cui solo una minima parte potrà essere coperta in modo stabile . E mentre si attende di capire quali saranno gli sviluppi delle iniziative emendative al decreto sostegni bis, alcune delle quali fortemente sostenute dai sindacati e dalla CISL Scuola, non poteva mancare un accenno al boom di bocciature registrato nei concorsi per le discipline STEM, che ripropone in modo ancor più accentuato quanto accaduto in alcune aree per i concorsi straordinari.
“Anche i primi esiti delle prove concorsuali STEM – si legge nella relazione di Maddalena Gissi -, con percentuali di bocciatura a dir poco eclatanti, dovrebbero indurre tutti a qualche riflessione. Delle due l’una: o il nostro è un sistema che si affida irresponsabilmente, e per una parte considerevole del personale, a veri e propri incapaci, che si è disponibili a tenere in servizio per anni e anni, purché non chiedano di essere stabilizzati; oppure ad essere tutt’altro che perfetto e affidabile è proprio il meccanismo di selezione utilizzato, sulla cui giusta taratura è lecito, ma vorrei dire doveroso, avanzare almeno qualche dubbio. Lo voglio dire a tutti – aggiunge la segretaria generale CISL Scuola -, e in particolare a chi, di fronte ai primi risultati delle prove, ha pensato bene di richiamarci a maggiore cautela nel sostenere le ragioni dei precari. Un invito che mi sento in pieno diritto di rispedire subito al mittente”.
E ancora: “Respingiamo con forza, perché del tutto falsa, l’accusa secondo cui staremmo trascurando l’esigenza di un’elevata qualità culturale e professionale come requisito di cui deve disporre chi accede al lavoro nella scuola. Un’accusa che sarebbe facile rilanciare, rivolgendola a chi accetta, senza battere ciglio, che un quarto dei posti di insegnamento sia coperto da personale precario, della cui formazione in servizio ci si cura evidentemente poco o nulla, visto quanto accaduto, ad esempio, con le risorse della card. L’invito, che alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni è un invito accorato, è di schiodarsi una volta per tutte dall’insulsa diatriba concorsi sì – concorsi no”.